LA BOTTEGA DEL VERDE

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Micorrize

 

Contrariamente a quanto si possa pensare, non sono i fertilizzanti a nutrire le piante, ma la luce del sole: diciassette elementi chimici (14 presenti nel suolo e 3 forniti da aria ed acqua) aiutano le piante a sfruttare l’energia solare per “costruire” carboidrati da usare come riserva energetica e quindi nutrimento.

Partendo da questo presupposto possiamo capire come a volte sia dannoso e controproducente esagerare con le dosi dei concimi, in particolare quelli azotati: i risultati sono spesso un incremento dell’attacco di insetti e parassiti, eccessiva acquosità dei tessuti, scarsa resistenza alla siccità e, nel caso di alberi adulti, anche rapido declino e morte.

Quale alternativa siamo in grado di offrire alle piante del nostro giardino per poter ridurre le dosi di fertilizzante e farle crescere ugualmente sane e robuste? Una via sicuramente efficace è la inoculazione delle radice con le micorrize, funghi simbionti che facilitano l’assorbimento delle sostanze nutritive dal terreno. Negli ultimi anni, particolarmente nei paesi anglosassoni, dove la cultura del giardino è molto avanzata, sono comparsi in commercio prodotti contenenti funghi micorrizici, le cui spore devono essere “piazzate” in prossimità delle radici delle piante, sia di recente piantagione sia già acclimatate, siano esse alberi, arbusti, annuali o perenni.

Il termine “micorriza” è stato coniato dal dottor A.B. Frank in Germania nel XIX° secolo, unendo il termine latino myco (fungo) col termine greco rhizae (radice). Era stato notato da questo scienziato come il fungo colonizzi le radici di una pianta, creando una massa supplementare di “radici fungine” che incrementa potentemente la capacità della pianta di assorbire acqua e sostanze nutritive in essa disciolte e nel contempo la rende meno suscettibile agli attacchi dei parassiti. Le ife del fungo penetrano nel suolo esplorando zone che le radici non potrebbero visitare, aumentando l’efficienza dell’apparato radicale. Il rapporto è di tipo simbiontico, perché il fungo si nutre degli zuccheri prodotti dalla pianta.

 

 

La grande maggioranza (circa il 95%) delle specie che vivono allo stato spontaneo crea questo rapporto di simbiosi con funghi micorrizici. Grande difficoltà a formare le micorrize da parte delle piante è stata invece riscontrata negli ambienti antropizzati o in cui sono forti le influenze dell’attività umana: non a caso i primi esperimenti di inoculazione delle radici con le spore di questi funghi sono stati fatti su piantine impiegate per la riforestazione di zone degradate da attività estrattorie, quali cave e miniere dismesse.

E’ stato in seguito notato come questa inoculazione sia molto utile anche per le piante, alberi ed arbusti, impiantate in suoli urbani, dove vie è scarso apporto si sostanza organica e vi sono problemi di siccità e compattamento del terreno. Le vecchie varietà di piante rispondono meglio a questo trattamento rispetto agli ibridi di nuova creazione.

 

Le piante micorrizate cedono al fungo carboidrati e vitamine, ricevendone in cambio elementi minerali che l’enorme estensione delle ife, quasi un apparato radicale secondario, permette di assorbire in quantità molto elevata.

Le ife fungine, oltre ad esplorare un enorme volume di suolo, sono anche in grado, grazie ai loro enzimi, di solubilizzare e quindi assorbire sostanze presenti nel terreno in forma organica od in forme minerali insolubili non utilizzabili in maniera diretta dalle piante. Si riscontra quindi un maggiore assorbimento di elementi quali P, N, Ca, K, Fe, Mg, Cl, Zn, e Cu, con conseguente loro maggior concentrazione nei tessuti vegetali e miglior resa fotosintetica: tutto ciò si traduce in una maggior produzione di carboidrati, dei quali circa il 20% può venire tranquillamente ceduto al fungo senza che la pianta ne risenta. Contemporaneamente si verifica un aumento considerevole degli essudati radicali e del rilascio di sostanza organica , con aumento di prodotti a base di carbonio nel terreno che tendono a migliorarne le qualità agronomiche.

E’ da specificare che tali funghi non presentano assolutamente alcuna azione tossica nei confronti dell’uomo e degli animali e che le spore devono essere miscelate al terreno al momento della piantagione della pianta.

In generale possiamo distinguere due tipi di micorrize: ectotrofiche o endotrofiche.

Le micorrize ectotrofiche si sviluppano principalmente all’esterno delle radici, colonizzando l’apparato radicale di specie molto comuni quali ontano, tuia, pioppo e pioppo tremulo, faggio, betulla, castagno, eucalipto, abete bianco ed abete rosso, nocciolo, noce, larice, quercia, pino, salice. Esse possono comparire anche in superficie, sotto forma di soffici palline o corpi fruttiferi veri e propri quali quelli dei tartufi o dei porcini. Se scaviamo con delicatezza nella zona delle radici possiamo trovare masse di pseudoradici bianche od aranciate che crescono esternamente alle radici delle piante, aumentando il loro potenziale di assorbimento. E’ stato riscontrato che senza questo rapporto simbiontico molte di queste piante hanno una vita molto stentata o non sopravvivono affatto.

Le micorrize endotrofiche si sviluppano in maniera particolare all’interno dei tessuti delle radici e rappresentano una forma più evoluta di questa simbiosi, di gran lunga più diffusa. L’elenco delle piante in cui è presente è assai vasto, a partire da molte graminacee come bambù o festuca, sino al melo, al pero o alla camelia. Le ife fungine sono scarsamente visibili ad occhio nudo, pur sviluppandosi anch’esse parzialmente all’esterno, per cui se scaviamo in prossimità delle radici l’unica possibilità che abbiamo di verificare la presenza dei funghi simbionti è tramite un microscopio, dove esse appariranno assai simili alle radichette più fini della pianta.

Nei suoli intensamente coltivati e fertilizzati l’azione delle micorrize è assai meno efficace, ed in particolare la loro crescita è fortemente inibita dall’eccesso di azoto e di fosforo.

 


Per concludere possiamo affermare come la inoculazione delle micorrize non sia una cura miracolosa, ma lo sfruttamento di queste radici supplettive costituisce per le piante un passo essenziale verso una migliore qualità della vita, consentendo loro di sfruttare meglio  il terreno senza l’aggiunta di fertilizzanti supplementari. La migliore nutrizione minerale (soprattutto fosfatica) si traduce in una maggiore crescita della pianta (“effetto crescita”), in particolare nei terreni poveri di elementi minerali. Le piante micorrizate sono spesso più competitive e meglio tollerano le condizioni di stress rispetto alle piante non micorrizate.


Il fungo a sua volta, grazie alla simbiosi, è in grado di completare il proprio ciclo vitale, e nel caso delle ectomicorrize, di formare i corpi fruttiferi.

 

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