LA BOTTEGA DEL VERDE

Il Canapaio – Hemp & Grow Shop – Ravenna

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La Bottega del Verde. detta ‘il Canapaio’ è nata a Ravenna nel 2003  con l’intento di fornire a tutti i canapisti della citta’ un angolo di Verde dove immergersi a 360° nel mondo della Canapa. Il progetto prosegue da allora con sempre nuovi stimoli, amici e situazioni diverse. Il Canapaio è un negozio d’abbigliamento di borse, accessori & articoli per fumatori, idee regalo simpatiche, a Ravenna.

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La Storia della Canapa

In passato la coltivazione agricola della canapa era comune nelle zone medioeuropee. Da una parte, perché cresceva su terreni difficili da coltivare con altre piante industriali (terreni sabbiosi e zone paludose nelle pianure dei fiumi), dall’altra, perché c’era sempre bisogno di piante “oleose” (sativa, luce), “fibrose” (tessili, carta, corde) e di mangime (foglie) per il bestiame produttivo.
Durante i secoli del trionfo della vela e delle grandi conquiste marittime europee la domanda di tele e cordami assicurò la straordinaria ricchezza dei comprensori la cui fertilità assicurava le canape di qualità migliori per l’armamento navale. Eccelsero tra le terre da canapa Bologna e Ferrara. Testimonia la vitalità dell’economia canapacola felsinea il maggiore agronomo bolognese del Seicento, Vincenzo Tanara, con una lunga, accurata descrizione della tecnica colturale.[16] Grazie alla qualità delle sue canape l’Italia, secondo produttore mondiale, assurse a primo fornitore della marina britannica. Con la diffusione delle navi a carbone iniziò il tramonto della produzione, causando nelle province canapicole una lenta ristrutturazione di tutte le rotazioni agrarie che durò un secolo.

Dopo la colonizzazione dell’India e la rivoluzione agricola negli stati meridionali del nordamerica, l’aumento della produzione di tessili di cotone e juta, meno costosi, provocò una ulteriore diminuzione della coltivazione della canapa. Dopo la prima guerra mondiale le corde di sostanze sintetiche sostituirono pian piano le corde di canapa e si sviluppò la tecnica per produrre carta dal legno.
Durante la seconda guerra mondiale, la produzione medioeuropea e mediterranea aumentava velocemente, perché le fibre tessili e gli oli sativi erano più costosi. In più, esisteva l’esigenza di materie prime contenenti molta cellulosa da cui poter ricavare esplosivi ottenuti producendo nitrocellulosa.

Il proibizionismo

Negli anni trenta ci fu un rinnovato interesse per gli usi industriali della canapa: vennero studiati nuovi materiali ad alto contenuto di fibra, materie plastiche, cellulosa e carta da legno di canapa. Con l’olio si producevano già in grande quantità vernici e carburante per auto. In quegli anni il magnate dell’automobile Henry Ford costruì un prototipo di automobile (la cosiddetta Ford “Hemp car” [18]) in cui parte della carrozzeria era realizzata in fibra di canapa rendendo l’auto molto più leggera della media delle auto allora diffuse. Inoltre il motore funzionava a etanolo di canapa. Negli anni trenta la tecnologia eco-sostenibile della canapa appariva quindi in grado di fornire materie prime a numerosi settori dell’industria.

Tali presupposti non furono però confermati, si sarebbero invece costituiti interessi che si contrapponevano all’uso industriale della canapa. In particolare, la carta di giornale della catena Hearst era fabbricata a partire dal legno degli alberi con processi che richiedevano grandi quantità di solventi chimici a base di petrolio, forniti dalla industria chimica Du Pont. La Du Pont e la catena di giornali Hearst si sarebbero quindi coalizzate e con una campagna di stampa durata anni la cannabis, da allora chiamata con il nome di “marijuana”, venne additata come causa di delitti efferati riportati dalla cronaca del tempo. Il nome messicano “marijuana” era stato probabilmente scelto al fine di mettere la canapa in cattiva luce, dato che il Messico era allora un paese “nemico” contro il quale gli Stati Uniti avevano appena combattuto una guerra di confine. “Marijuana” era un termine sconosciuto negli USA, l’opinione pubblica non sarebbe stata adeguatamente informata del fatto che il farmaco dalle proprietà rilassanti chiamato “cannabis” corrispondesse alla “marijuana”. Nel 1937 venne quindi approvata una legge che proibiva la coltivazione di qualsiasi tipo di canapa, incluso a scopo industriale o medicamentale. Da allora negli USA e nel resto del mondo sono state arrestate centinaia di migliaia di persone per reati connessi al consumo, alla coltivazione o alla cessione di canapa. Va evidenziato che un effetto del proibizionismo sarebbe stato quello di diffondere l’uso consumistico della canapa, a svantaggio di quello medico e industriale.

 

fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Cannabis

 

le pause ripetitive del suo discorso saranno la conseguenza più che della lavorazione della canapa della “fumatura”….Comunque è risaputo che l’ Italia intera fosse, ai tempi (dagli anni ’30 agli anni ’50), tra le principali produttrici di canapa al mondo..nonostante tutto le centinaia di campagne proibizionistiche del tempo fecero si che questo dono di Dio fosse dichiarato illegale…è fortunato questo nostro amico se non si trova già in carcere..

La coltivazione e la lavorazione della canapa (parte 1)

 

La coltivazione e la lavorazione della canapa (parte 2)

 


 

In passato la coltivazione agricola della canapa era comune nelle zone medioeuropee. Da una parte, perché cresceva su terreni difficili da coltivare con altre piante industriali (terreni sabbiosi e zone paludose nelle pianure dei fiumi), dall’altra, perché c’era sempre bisogno di piante “oleose” (sativa, luce), “fibrose” (tessili, carta, corde) e di mangime (foglie) per il bestiame produttivo.
Durante i secoli del trionfo della vela e delle grandi conquiste marittime europee la domanda di tele e cordami assicurò la straordinaria ricchezza dei comprensori la cui fertilità assicurava le canape di qualità migliori per l’armamento navale. Eccelsero tra le terre da canapa Bologna e Ferrara. Testimonia la vitalità dell’economia canapacola felsinea il maggiore agronomo bolognese del Seicento, Vincenzo Tanara, con una lunga, accurata descrizione della tecnica colturale.[16] Grazie alla qualità delle sue canape l’Italia, secondo produttore mondiale, assurse a primo fornitore della marina britannica. Con la diffusione delle navi a carbone iniziò il tramonto della produzione, causando nelle province canapicole una lenta ristrutturazione di tutte le rotazioni agrarie che durò un secolo.[17]

Dopo la colonizzazione dell’India e la rivoluzione agricola negli stati meridionali del nordamerica, l’aumento della produzione di tessili di cotone e juta, meno costosi, provocò una ulteriore diminuzione della coltivazione della canapa. Dopo la prima guerra mondiale le corde di sostanze sintetiche sostituirono pian piano le corde di canapa e si sviluppò la tecnica per produrre carta dal legno.
Durante la seconda guerra mondiale, la produzione medioeuropea e mediterranea aumentava velocemente, perché le fibre tessili e gli oli sativi erano più costosi. In più, esisteva l’esigenza di materie prime contenenti molta cellulosa da cui poter ricavare esplosivi ottenuti producendo nitrocellulosa.

Il proibizionismo [modifica]

Negli anni trenta ci fu un rinnovato interesse per gli usi industriali della canapa: vennero studiati nuovi materiali ad alto contenuto di fibra, materie plastiche, cellulosa e carta da legno di canapa. Con l’olio si producevano già in grande quantità vernici e carburante per auto. In quegli anni il magnate dell’automobile Henry Ford costruì un prototipo di automobile (la cosiddetta Ford “Hemp car” [18]) in cui parte della carrozzeria era realizzata in fibra di canapa rendendo l’auto molto più leggera della media delle auto allora diffuse. Inoltre il motore funzionava a etanolo di canapa. Negli anni trenta la tecnologia eco-sostenibile della canapa appariva quindi in grado di fornire materie prime a numerosi settori dell’industria.

Tali presupposti non furono però confermati, si sarebbero invece costituiti interessi che si contrapponevano all’uso industriale della canapa. In particolare, la carta di giornale della catena Hearst era fabbricata a partire dal legno degli alberi con processi che richiedevano grandi quantità di solventi chimici a base di petrolio, forniti dalla industria chimica Du Pont. La Du Pont e la catena di giornali Hearst si sarebbero quindi coalizzate e con una campagna di stampa durata anni la cannabis, da allora chiamata con il nome di “marijuana”, venne additata come causa di delitti efferati riportati dalla cronaca del tempo. Il nome messicano “marijuana” era stato probabilmente scelto al fine di mettere la canapa in cattiva luce, dato che il Messico era allora un paese “nemico” contro il quale gli Stati Uniti avevano appena combattuto una guerra di confine. “Marijuana” era un termine sconosciuto negli USA, l’opinione pubblica non sarebbe stata adeguatamente informata del fatto che il farmaco dalle proprietà rilassanti chiamato “cannabis” corrispondesse alla “marijuana”. Nel 1937 venne quindi approvata una legge che proibiva la coltivazione di qualsiasi tipo di canapa, incluso a scopo industriale o medicamentale. Da allora negli USA e nel resto del mondo sono state arrestate centinaia di migliaia di persone per reati connessi al consumo, alla coltivazione o alla cessione di canapa. Va evidenziato che un effetto del proibizionismo sarebbe stato quello di diffondere l’uso consumistico della canapa, a svantaggio di quello medico e industriale.

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